Unisciti a noi per salvare Sofia…
...o meglio per salvare le finanze di alcuni truffatori incalliti
Ci è stata segnalata l’ennesima raccolta fondi di dubbia provenienza, una raccolta fondi per una bimba di nome Sofia, raccolta che a oggi pare essere arrivata a oltre 160mila euro di donazioni.
Partiamo dalla fine: l’indirizzo dell’associazione che raccoglie i fondi fa capo alla Congregation Kahal Chassidim-Baumgarten`s Shul, ovvero è la sede di una sinagoga ortodossa a New York, non la sede di un ente benefico riconosciuto.
E difatti basta una rapida visita al sito del supposto “ente benefico” per rendersi conto che mancano troppe informazioni su chi siano e cosa facciano. Come mancano troppe informazioni anche in merito al caso specifico della piccola Sofia.
Purtroppo questi appelli fanno leva sul buon cuore di chi li vede online, soprattutto se troviamo l’annuncio sulla bacheca di qualcuno di cui ci fidiamo spesso assumiamo di poterci fidare anche dell’annuncio stesso. E siamo tutti pronti a donare 10, 20 o 30 euro per sentirci di fare del bene, soprattutto ai bambini. Ingenui vittime del nostro stesso buon cuore.
L’appello è ricco di informazioni personali sul bambino in questione, troviamo il nome della piccola, l’età, una descrizione struggente della malattia di cui soffre, dettagli che servono a emozionarci e farci immedesimare con la storia straziante, ma senza che venga mai detto un cognome o altri particolari che possano permetterci di fare verifiche. Viene menzionata una terapia reale, la CAR-T, che è davvero molto costosa, facendo leva sull’urgenza dell’appello con frasi come “Ogni giorno potrebbe essere tardi”. Questo modus operandi crea pressione emotiva in chi legge l’appello. L’urgenza serve anche a farci saltare il passaggio delle verifiche prima di donare: perdere tempo potrebbe infatti essere fatale alla povera bimba. Dopotutto si tratta di pocche decine di euro, vogliamo davvero sentirci responsabili della sua morte per cifre di questo genere?
Ma basterebbe fare attenzione a dei piccoli dettagli: prima di tutto come abbiamo visto mancano informazioni che sarebbe perfettamente normale trovare in un appello di questo genere, come il cognome della famiglia, il luogo in cui sarebbero in cura e seguiti da un team medico, il Paese in cui si trovano. Mancano poi link a piattaforme di raccolte fondi affidabili, con documentazione che confermi quanto viene raccontato. Dovrebbero bastare questi due dettagli per convincervi a evitare queste raccolte fondi, e invece il giro d’affari che generano pare essere in costante crescita.
Diciamo “pare”, perché non c’è modo di verificare se l’ammontare delle donazioni mostrato sia vero o generato da un sistema automatico, quello che sappiamo è che già altri fact-checker prima di noi, in Bosnia, si sono messi a verificare questa storia, bollandola come falsa.
Pensiamo di fare cosa utile nel riportare in forma riassuntiva i punti deboli di questi appelli e qualche indicazione su come difendersi, sappiamo di averlo ripetuto molte volte ma repetita iuvant. Abbiamo chiesto a ChatGPT di fare un elenco basandosi sui nostri vecchi articoli su questo tipo di raccolte fondi.
I punti deboli
Mancanza di trasparenza: Non ci sono prove che colleghino la storia al destinatario della raccolta fondi. Non vengono forniti certificati medici, contatti ospedalieri o dichiarazioni di professionisti verificabili.
Dettagli tecnici mal utilizzati: Pur citando trattamenti reali (come la terapia CAR-T), l’appello non fornisce informazioni verificabili sui costi, sul centro medico che eseguirebbe il trattamento o sui medici che seguono il caso.
Nomi e foto: Spesso si fa uso di immagini rubate dal web o di storie già note che vengono riadattate. L’esempio lampante è proprio il riutilizzo della vicenda della “piccola Sofia”, che ha scatenato raccolte fraudolente basate su una storia vera.
Come proteggersi
Verificare la fonte: Controlla se la storia è stata trattata da siti di fact-checking affidabili come BUTAC, Snopes, ecc. Cerca informazioni online sul nome del bambino, dell’ospedale o della malattia descritta per identificare eventuali incongruenze.
Fidati solo di piattaforme riconosciute: Le raccolte fondi autentiche vengono quasi sempre organizzate su siti come GoFundMe, JustGiving o simili, che verificano l’identità di chi lancia la campagna. Diffida di IBAN privati o richieste di denaro non tracciabili.
Contatta direttamente gli ospedali o i centri di cura: Se vengono menzionate cliniche o terapie specifiche, verifica contattando direttamente le strutture per accertarti che il paziente sia effettivamente in cura.
Non lasciarti sopraffare dall’emotività: Le truffe puntano sull’impatto emotivo, ma è importante mantenere un approccio razionale. Prenditi il tempo necessario per fare le dovute verifiche.
Se sospettate di una richiesta fondi truffaldina non interagite coi post che la diffondono, contribuirete solo alla sua viralità. Segnalate l’appello alle autorità e magari alla piattaforma su cui la stessa sta circolando, oltre che ai siti di fact-checking. Se avete già effettuato una donazione a una campagna simile segnalatelo alla vostra banca o al servizio di pagamento che avete usato, in certi casi è possibile bloccare il trasferimento.
Essere generosi è nobile, ma sarebbe importante verificare prima l’autenticità di queste raccolte, il rischio è di sprecare risorse importanti invece che farle arrivare a chi ne avrebbe veramente bisogno.
redazione at butac punto it
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