Le semplificazioni potenzialmente dannose

I motori di ricerca e gli algoritmi, questi sconosciuti

Oggi cerchiamo di spiegare un concetto che evidentemente non è chiaro a tutti. Durante il weekend sono incappato in un post, scritto da soggetti che della materia dovrebbero avere una conoscenza più approfondita della media, che recitava più o meno così:

La prima foto di tal dei tali su Google è di una AI
Ovviamente, analizzando l’immagine con un tool come AI Image Detector sarà confermato che l’immagine è generata via AI.
Come sia finita in cima alle ricerche, potrebbe essere un sottoprodotto di come funzionano gli algoritmi dei motori di ricerca, che prediligono risultati in base all’algoritmo usato.

Il post a nostro avviso è una semplificazione maldestra di come funzionano i motori di ricerca e genera in chi se lo trova di fronte l’idea che Google (o qualsivoglia motore di ricerca) si limiti a funzionare come un database che riporta sempre, a tutti, gli stessi risultati nello stesso ordine. Ma non è così, e darlo a intendere passa un messaggio sbagliato a chi legge il post. I motori di ricerca personalizzano i risultati in base a vari fattori, tra cui:

  • Cronologia di navigazione: i tuoi click e ricerche precedenti influenzano i risultati.
  • Geolocalizzazione: il luogo da cui accedi cambia l’ordine dei risultati.
  • Lingua e impostazioni dell’utente: anche la tua lingua predefinita può influenzare i risultati.
  • Dispositivo utilizzato: i risultati possono variare tra mobile e desktop.

Ad esempio, nelle stesse ore in cui il post qui sopra circolava, cercando sui miei dispositivi il nome di tal dei tali da browser l’immagine generata da AI non compariva nelle prime tre pagine di ricerca. Non perché io sia fortunato, ma per uno dei motivi sopra elencati.

Anche la frase “Gli algoritmi prediligono risultati in base all’algoritmo usato” non significa nulla, ricorda il gibberish scientifico che ogni tanto incrociamo sulle pagine di pseudoscienza. Gli “algoritmi” non “prediligono risultati”, ma li classificano basandosi su:

  • Pertinenza delle pagine
  • Qualità dei contenuti
  • Autorità della fonte
  • Comportamenti degli utenti (click, tempo trascorso su una pagina ecc.)

Se un’immagine raggiunge la cima dei risultati è perché:

  • Ha avuto molte visualizzazioni o click
  • È stata pubblicata su un sito considerato autorevole o pertinente
  • È ottimizzata per SEO (ad esempio, ha tag e descrizioni che corrispondono bene alla ricerca)
  • Le ricerche precedenti rivelavano interesse per quello che era rappresentato nell’immagine

Bisognerebbe cominciare a fare attenzione a come parliamo di tecnologia se vogliamo sperare che le nuove generazioni – ma anche quelle non più nuovissime – capiscano come funziona la rete. Semplificare così il funzionamento di un motore di ricerca è sbagliato e rischia di generare convinzioni inesatte in chi lo legge.

redazione at butac punto it

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