La strategia SIFT – Le guide di BUTAC
Come può aiutarci l'acronimo SIFT: Stop - Investigate - Find - Trace
La disinformazione è sempre più predominante sui social, da quella che c’è sempre stata – legata a leggende urbane e assurde teorie del complotto – a quella più subdola, che può potenzialmente colpire un po’ tutti, anche quelli che sostengono che loro “nelle bufale non ci cascano”.
Ad esempio, molti dei video più popolari su YouTube riguardanti i vaccini contengono informazioni false. La diffusione di video di questo genere può portare a un calo della copertura vaccinale e a gravi conseguenze per la salute pubblica. Come sottolineato da Marcia McNutt, presidente della National Academy of Sciences degli Stati Uniti, “La disinformazione è peggiore di un’epidemia, si diffonde alla velocità della luce e può essere letale.”
Su BUTAC sono anni che cerchiamo di proporre nuovi strumenti per affinare il nostro spirito critico ed evitare di cadere appunto nei tranelli della disinformazione, e in questo filone oggi vogliamo riassumervi quanto raccontato su BBC news dalla giornalista scientifica Amanda Ruggeri.
La strategia SIFT
Siamo di fronte a un classico acronimo: SIFT infatti sta per Stop, Investigate, Find, Trace, che sono i quattro passaggi suggeriti da Ruggeri per valutare una notizia. Nulla di nuovo, sia chiaro, ma un metodo che ci è sembrato molto immediato nella sua semplicità.
- Stop (Fermati): Prima di condividere un post prenditi un momento per riflettere. L’urgenza è nemica della verità.
- Investigate (Indaga): Verifica la fonte. Chi ha creato quel contenuto? È una fonte affidabile? Anche una veloce ricerca su Wikipedia può essere un punto di partenza per approfondire un po’.
- Find (Cerca): Cerca altre fonti che riportino la stessa notizia. Confrontale per verificare se riportano le stesse cose: se ci sono differenze forse è meglio capire chi tra le diverse versioni racconti i fatti come stanno. Per farlo puoi chiedere l’aiuto di fact-checker indipendenti come noi di BUTAC o nostri colleghi.
- Trace (Traccia): Trova il contesto originale. Assicurati che le informazioni non siano state estrapolate dal loro contesto o siano state modificate.
Seguendo questi quattro semplici passaggi è possibile ridurre la diffusione di misinformazione, ovvero la diffusione di informazioni false o fuorvianti fatta in buona fede.
I bias e il giornalismo a tesi
Purtroppo in tanti siamo vittime dei nostri bias cognitivi, e mentre diffidiamo di tutte le notizie che arrivano dalla sponda opposta a quella di cui ci sentiamo parte, quando le notizie rispecchiano i nostri pregiudizi siamo portati a condividerle senza seguire nessuno dei passaggi qui sopra.
Il rischio che così facendo veniamo usati come strumenti di disinformazione è altissimo. Purtroppo questa tendenza del nostro cervello viene sfruttata ad esempio da tutti quei giornalisti che cavalcano il giornalismo a tesi: quando confezionano un servizio seguono una tesi che è quella che si basa sul loro personale bias, condiviso da una fascia di spettatori/lettori. Quando il servizio viene pubblicato, il gruppo a cui è indirizzato lo condividerà a priori, fidandosi, poiché quanto viene riportato coincide con quello in cui credono.
Seguendo la strategia suggerita da Ruggeri si può provare ad evitare quest’errore.
Sperando di esservi stati di aiuto.
redazione at butac punto it
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