L’università di Boston e il virus modificato

Davvero è stata creata una nuova variante di Sars-Cov-2 ad altà mortalità?

l'indipendente

Premesso che non sono uno scienziato e su questa materia posso solo limitarmi a riportarvi quelli che sono i comunicati ufficiali, siete in tanti che ci state segnalando questa vicenda di cui andiamo a parlare, col titolo scelto dalla testata di Matteo Gracis, l’Indipendente:

L’Università di Boston gioca col virus: “creata una variante Covid ad alta mortalità”

Tutti gli articoli che circolano al momento sono stati scritti scopiazzando dal solito tabloid britannico, il Daily Mail, soprannominato a Londra Daily Fail visto quanto è poco affidabile*. Per chi non conoscesse la storia vi riporto quanto raccontato in italiano su L’Indipendente:

La Boston University avrebbe creato una variante del virus Sars-Cov2 che unisce le caratteristiche di contagiosità del ceppo Omicron con quello originario di Wuhan determinando nei topi utilizzati come cavie una mortalità dell’’80% .

L’articolo del Daily Mail e le preoccupazioni su questa variante hanno fatto il giro del mondo, al punto che i ricercatori della Boston University stessa hanno contattato i giornalisti del Daily Mail:

La Boston University definisce il rapporto del Daily Mail sulla ricerca COVID-19 “falso e impreciso”

Spiegando che non è affatto vero che abbiano creato una variante del virus che lo abbia reso più pericoloso, ma anzi, che la ricerca che stanno facendo avrebbe “reso il virus meno pericoloso”. Il lavoro che hanno fatto, spiegano, è servito a capire che “non è la proteina spike a guidare la patogenicità di Omicron, ma altre proteine virali”.

Su MedPage Today trovate ulteriori informazioni in merito alla ricerca tuttora in corso. Informazioni che sfatano l’allarmismo lanciato dal Daily Mail, e ripreso un po’ ovunque ci siano sacche di antivaccinisti.

maicolengel at butac punto it

*L’idea che ci siano giornalisti che pescano a piene mani da una testata di scarsissima affidabilità è a mio avviso chiara dimostrazione di quanto il giornalismo italiano vada male. Ma io sono solo un blogger in pigiama, non un professionista dell’informazione, come ci fanno presente da anni, non posso permettermi di giudicare lo stato dell’informazione del nostro Paese.

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